La nascita
“La madre, ma anche il padre, hanno memoria della propria esperienza di neonato e di come sono stati accuditi ed educati, e queste memorie possono aiutare o rendere difficile la propria esperienza di genitore.”
Winnicot
Poiché il parto è un’esperienza così comune si tende a sottovalutare gli incredibili cambiamenti che porta con sé. In realtà la gravidanza, il parto ed il divenire genitore sono tra i più grossi e profondi cambiamenti nella vita di una persona. Infatti, la nascita non si conclude con il parto fisiologico. Ci sono altri livelli di nascita che sono stati solo avviati dal parto: la nascita della donna come madre e la nascita della coppia come genitori. Possiamo perciò parlare di questi aspetti come di nascite a livello psicologico e relazionale.
Il processo emotivo del periodo neonatale non è molto noto. E’ legato ad aspetti fisiologici, sociali e psico-emozionali. Per esempio, al di là del momentaneo squilibrio del sistema ormonale ed endocrino, la depressione post-partum può derivare dal sentirsi sostituita dall’ospedale nell’accudimento del bimbo, e dall’isolamento nel quale la donna si viene spesso a trovare dopo il parto.
Inoltre, ben prima della nascita, la transizione della gravidanza in genitorialità cambia l’immagine di sé. Vecchie strutture della personalità mutano e si dissolvono, creando vari tipi di apertura. Nel periodo neonatale, si sperimentano nuovi ruoli e nuove relazioni, scoprendo sentimenti nuovi.
Sentimenti intensi e mutevoli
Le emozioni tendono ad essere fluide e mutevoli nei giorni successivi alla nascita. Non solo possiamo scivolare da un umore ad un altro, ma possiamo anche provare gioia e tristezza simultaneamente.
Perciò i risultanti momenti di ansia, fatica, e depressione sono facili da capire. Ma c’è anche un umore postnatale molto differente che prende alcuni genitori di sorpresa. Una specie di “stato alterato di coscienza”, un’euforia che rende capaci di accudire e nutrire il neonato senza mai sentirsi travolte, depresse o angosciate. Uno stato emotivo che fa ricordare questo periodo a molte donne come il migliore della loro vita.
Empatia
La sensibilità accresciuta nel periodo neonatale ci aiuta a divenire dei veri genitori che nutrono. Ma i suoi effetti vanno al di là della nostra famiglia, poiché i nostri cuori possono improvvisamente aprirsi al mondo. Quest’empatia ci rende vulnerabili alla sofferenza degli altri, e così come può essere dolorosa, è anche il collante che mantiene insieme la comunità.
Che Fare
Alcuni obiettivi fondamentali relativi alle donne sono:
1. Promuovere una buona ripresa fisica sia per la madre che per il bambino, quindi riposo e buona alimentazione.
2. Identificare le diverse abilità della madre e sostenere la relazione madre-neonato.
3. Rafforzare la fiducia materna, l’autostima, l’immagine di sé, le competenze e le risorse e la relazione col bimbo per la particolare situazione familiare, sociale e culturale di quella donna.
Parto su misura: solo se la donna accetta l’ignoto e supera la paura del dolore
“Il parto – ha scritto Frédérick Leboyer, il più celebre pioniere del parto dolce – è un’esperienza che mette la donna a diretto contatto con l’immensità della vita, portandola in un mondo sconosciuto dove sfiora l’origine della vita e della morte. La paura e il terrore derivano dal fatto che le strutture mentali, con cui normalmente si cerca di apprendere la realtà, in quei momenti crollano. Solo se la donna sceglie di abbandonarsi all’energia primordiale che si sprigiona durante il parto e accetta la paura del mistero e dell’ignoto, sarà in grado di superarla”.
Non solo, quindi, la donna che partorisce affronta una prova chiave della propria esistenza, ma ha la possibilità di fare esperienza di qualcosa di straordinario, che agli uomini è difficile, se non impossibile, comprendere. Infatti, nel momento del travaglio e del parto sono le forze profonde della donna che devono emergere e prevalere. E queste non si imparano in palestra.
Un miracolo immunologico.
Negli anni ’50 viene scoperta l’ossitocina, l’ormone che induce e controlla le contrazioni, negli anni ’60 diventa possibile studiare il travaglio del parto, attraverso il monitoraggio della contrazioni uterine e del battito cardiaco fetale. Poi si inaugura la stagione dell’ecografia e si scopre che è possibile utilizzare il liquido amniotico come indicatore dello stato di salute del feto. Negli anni Ottanta si sperimentano l’amniocentesi e il prelievo dei villi coriali. Oggi, non solo è possibile escludere da subito alcune malformazioni o tare genetiche, si può anche intervenire chirurgicamente sul feto. Sul piano teorico, la scoperta più rilevante è che la presunta vocazione materna a “ospitare” il feto fino al momento della nascita è in realtà il risultato di un miracoloso compromesso immunologico. L’organismo materno tenderebbe a espellere il corpo estraneo, ma particolari meccanismi biologici fanno sì che l’organismo della donna sospenda questa “intolleranza” e accetti di essere “invaso” per nove mesi da un individuo immunologicamente “alieno”.
Associazioni che lavorano sul parto dolce, in casa o in ospedale, in Piemonte
(il parto a domicilio è rimborsato dal S.S.N. in base a una legge regionale):
Associazione “La Cicogna”, Torino: tel. 011/282683, Gruppo Parto Attivo, Torino: tel. 011/ 237274.
Risale a oltre vent’anni fa il libro di Frédérick Leboyer Per una nascita senza violenza, un libro dedicato al parto visto dalla parte del bambino, alla sofferenza della nascita e all’importanza di un’accoglienza “dolce” nel mondo.
Ora Leboyer insegna a prepararsi al parto con il canto. La sua tecnica si ispira al canto carnatico dell’India meridionale, la più antica forma di musica vocale indiana, fondata su un sistema di scale modulate tutte sull’onda di espirazione del respiro. Coniugando questo canto alle tecniche di respirazione delle arti marziali orientali, Leboyer vuole aiutare le donne a riscoprire la forma di respirazione più potente e istintiva: quella addominale, il respiro del feto.
Il respiro del ventre è tipico del neonato e viene poi “dimenticato” nel corso della vita. Il canto carnatico, con le sue espirazioni di suoni naturali, compresi lamenti o urla di dolore, aiuta la partoriente ad accedere alla profondità del respiro primordiale.
“Durante il travaglio” afferma Letizia Galiero, responsabile del Centro Studi Leboyer di Bergamo “le donne cantano per ore senza alcuna fatica; si instaura piuttosto un meccanismo rigenerativo. Le contrazioni uterine vengono assecondate anziché contrastate dalla tensione della paura”.
Per informazioni: Centro studi Leboyer, Bergamo (tel. 035/656309); Spazio Vallisa, Milano (tel. 02/4815105).