Alice Miller
La più grande ambizione di Alice Miller era certamente che ogni adulto potesse giungere ad una piena comprensione del fatto che il maltrattamento dei bambini, oltre ad avere conseguenze disastrose sulla loro vita futura, finisce anche inevitabilmente per ripercuotersi negativamente sull’intera società.
Leggere i suoi libri vuol dire ricentrarsi su sé stessi, sul bambino che siamo stati. Significa, per quante cose degradanti e mutilanti si possano aver subito, riprendere contatto con l’innocenza di quel bambino.
Grazie alla sua ricerca sui bambini, Alice Miller ha capito che la violenza contro i bambini conduce alla violenza globale che regna sul mondo intero, in particolare per quanto si maltrattano i bambini nei primi anni della loro vita, proprio quando la loro personalità si forma. Anche se le conseguenze sono evidenti, non sono viste, ed ancor meno vengono prese in considerazione dalla società. Inoltre, i bambini non sono autorizzati a difendersi dalla violenza dei genitori e sono quindi costretti a reprimere le naturali reazioni alle aggressioni dei genitori, come le emozioni di rabbia e angoscia.
È nell’età adulta che essi possono scaricare queste emozioni molto forti sui propri figli o, in alcuni casi, su intere nazioni.
L’unico modo per spezzare la catena della violenza è diventare consapevoli di questa dinamica, infatti Alice Miller dedica il suo lavoro a questa consapevolezza.
Di certo ha contribuito in modo fondamentale alla causa dell’infanzia.
I Dodici Punti di Alice Miller
Come nasce e si trasmette l’oppressione generazionale. Tratto da: A. Miller, La persecuzione del bambino, Bollati Boringhieri, Torino, 1987.
La prova matematica che Galileo Galilei presentò nel 1613 per convalidare la tesi copernicana, secondo cui era la Terra a ruotare intorno al Sole e non viceversa, venne definita “falsa e assurda” dalla Chiesa.
Galilei fu costretto all’abiura, e finì cieco i suoi giorni. Solo trecento anni dopo, finalmente, la Chiesa si decise a rimediare al suo errore e a cancellare dall’indice gli scritti di Galilei, lasciando loro libero corso. Oggigiorno ci troviamo in una situazione analoga a quella in cui si trovava la Chiesa ai tempi di Galilei; con la differenza, però, che la posta in gioco è assai più alta, in quanto il nostro decidere a favore della verità o dell’errore avrà conseguenze più pesanti per la sopravvivenza dell’umanità, rispetto a quelle che poteva avere nel diciassettesimo secolo. Da alcuni anni, infatti, è stato scientificamente provato (anche se resta tuttora proibito prenderne atto) che le conseguenze perniciose dei traumi subiti da bambini si ripercuotono inevitabilmente sull’intera società. Questa scoperta riguarda ogni individuo e, se opportunamente divulgata, dovrà portare ad un mutamento sostanziale della nostra società e soprattutto dovrà liberarci dalla cieca spirale della violenza.
Nei punti che seguono cercherò di chiarire meglio il mio pensiero:
1) Ogni bambino viene al mondo per crescere, svilupparsi, vivere, amare ed esprimere i propri bisogni e sentimenti, allo scopo di meglio tutelare la propria persona.
2) Per potersi sviluppare armoniosamente, il bambino ha bisogno di ricevere attenzione e protezione da parte di adulti che lo prendano sul serio, gli vogliano bene e lo aiutino onestamente a orientarsi nella vita.
3) Nel caso in cui questi bisogni vitali del bambino vengano frustrati, egli viene allora sfruttato per soddisfare i bisogni degli adulti, cintato, punito, maltrattato, manipolato, trascurato, ingannato, senza che in suo aiuto intervenga alcun testimone di tali violenze. In tal modo l’integrità del bambino viene lesa in maniera irreparabile.
4) La normale reazione a tali lesioni della propria integrità sarebbe di ira e dolore, ma poiché in un ambiente simile l’ira rimane un sentimento proibito per il bambino e poiché l’esperienza del dolore sarebbe insopportabile nella solitudine, egli deve reprimere tali sentimenti, rimuovere il ricordo del trauma e idealizzare i suoi aggressori. In seguito non sarà più consapevole di ciò che gli è stato fatto.
5) I sentimenti di ira, impotenza, disperazione, desiderio struggente, paura e dolore – ormai scissi dallo sfondo che li aveva motivati – continuano tuttavia a esprimersi in atti distruttivi rivolti contro gli altri (criminalità e stermini) o contro sé stessi (tossicomanie, alcolismo, prostituzione, disturbi psichici, suicidio).
6) Vittime di tali atti vendicativi sono assai spesso i propri figli, che hanno la funzione di capri espiatori e la cui persecuzione è ancor sempre pienamente legittimata nella nostra società, anzi gode persino di alta considerazione, non appena si autodefinisca ”educazione”.
Il tragico è che si picchiano i propri figli per non prendere atto di ciò che ci hanno fatto i nostri genitori.
7) Perché un bambino maltrattato non divenga un delinquente o un malato mentale, è necessario che egli, perlomeno una volta nella vita, incontri una persona la quale sappia per ceno che ”deviante” non è il bambino picchiato e smarrito, bensì l’ambiente che lo circonda. La consapevolezza o l’ignoranza della società aiutano, in tal senso, a salvare una vita o contribuiscono a distruggerla. Di qui la grande opportunità che viene offerta a parenti, avvocati, giudici, medici e assistenti sociali di stare, senza mezzi termini, dalla parte del bambino e di dargli la loro fiducia.
8) Finora la società proteggeva gli adulti e colpevolizzava le vittime. Nel suo accecamento, essa si appoggiava a teorie che, corrispondendo ancora interamente al modello educativo dei nostri nonni, vedevano nel bambino una creatura astuta, un essere dominato da impulsi malvagi, che racconta storie non vere e critica i poveri genitori innocenti, oppure li desidera sessualmente. In realtà, invece, non v’è bambino che non sia pronto ad addossarsi lui stesso la colpa della crudeltà dei genitori, al fine di scaricare ogni responsabilità da loro, che egli continua sempre ad amare.
9) Solo da alcuni anni, grazie all’impiego di nuovi metodi terapeutici, si può dimostrare che le esperienze traumatiche rimosse nell’infanzia vengono immagazzinate nella memoria corporea e che esse, rimaste a livello inconscio, continuano a esercitare la loro influenza sulla vita dell’individuo ormai adulto. I rilevamenti elettronici compiuti sul feto hanno inoltre rivelato una realtà che finora non era stata percepita dalla maggior parte degli adulti: sin dai primi attimi di vita il bambino è in grado di recepire e di apprendere atteggiamenti sia di tenerezza che di crudeltà.
10) Grazie a queste nuove conoscenze, ogni comportamento assurdo rivela la sua logica – sino a quel momento nascosta – non appena le esperienze traumatiche subite nell’infanzia non vengono più tenute nell’ombra.
11) L’aver acquisito sensibilità per le crudeltà – finora generalmente negate – commesse verso i bambini, e per le loro conseguenze, arresterà il riprodursi della violenza di generazione in generazione.
12) Gli individui che nell’infanzia non hanno dovuto subire violazioni alla loro integrità, e a cui è stato consentito di sperimentare protezione, rispetto e lealtà da parte dei genitori, da giovani e anche in seguito saranno intelligenti, ricettivi, capaci di immedesimarsi negli altri e molto sensibili. Godranno della gioia di vivere e non avranno affatto bisogno di far del male agli altri o a sé stessi, né addirittura di uccidere. Useranno il proprio potere per difendersi, e non per aggredire gli altri. Non potranno fare a meno ci rispettare e proteggere i più deboli, ossia anche i propri figli, dal momento che essi stessi, un tempo, hanno compiuto tale esperienza, e dal momento che fin dall’inizio in loro è stato memorizzato proprio questo sapere (e non la crudeltà). Questi individui non saranno mai nella condizione di capire come mai i loro avi nel passato abbiano dovuto impiantare una mastodontica industria bellica per sentirsi a loro agio e sicuri nel mondo. Dal momento che il compito inconscio della loro vita non starà più nel difendersi dalle minacce subite nell’infanzia, essi saranno in grado di affrontare in maniera più razionale e creativa le minacce presenti nella realtà.