Burnout
Il movimento delle nostre emozioni assomiglia a quello d’un pendolo che oscilla. I suoi estremi corrispondono ai nostri “alti” e ” bassi”. Abbiamo bisogno di coltivare la parte centrale del movimento del pendolo, quella che corrisponde alla calma, alla centratura. Non è priva di movimento ma non ci allontana troppo da noi stessi, non ci fa perdere il contatto.
Possiamo usare lo strumento del pendolo delle emozioni per diventare sempre più consapevoli dei nostri stati emotivi.
Prevenire il burnout
Per burnout s’intende l’esaurimento delle risorse personali e professionali d’una persona E’ la conseguenza di un notevole accumulo di stress negativo che le strategie di gestione della persona non sono riuscite a ridurre.
Possiamo identificare nello sviluppo del burnout le 6 fasi descritte nel seguito. Viene anche indicato di cosa ha bisogno la persona che si trova in ciascuna fase per non passare alla successiva o, comunque, per interrompere il percorso distruttivo nel quale si ritrova.
1. Entusiasmo:
le caratteristiche di questa prima fase sono le aspettative non realistiche, l’iperattività e tanti alti del pendolo delle emozioni. Questa fase avrebbe bisogno di feedback e consigli da colleghi più esperti e d’una valutazione del modo in cui vengono scelti gli obiettivi.
2. Incallimento:
il lavoro diventa più routinario, subentra la noia, s’indebolisce la sensazione di poter influire sulle cose e i pazienti non sono visti come persone. In questa fase si ha bisogno di rafforzare il riconoscimento dei progetti completati e di diventare consapevole del proprio incallimento.
3. “Bassi”:
momenti di depressione: si percepisce il lavoro come inefficace anche quando non lo è, depressione, attrazione ai pettegolezzi negativi, insoddisfazione permanente. A questo punto si ha bisogno di diventare consapevoli della propria attrazione verso la sofferenza, di usare il pendolo e dei consiglieri fidati, d’imparare ad esprimere risentimenti e richieste.
4. Colpa:
in questa fase si arriva all’inefficacia reale, pochissime azioni compiute, rabbia (a volte misteriosa), inizio dei sensi di colpa. Servono: un uso esteso del pendolo, tanto feedback dai consiglieri e colleghi fidati sul sabotaggio del talento professionale e dell’efficacia, l’aiuto di uno/una psicologo/a sul senso di colpa e la rabbia e, infine, un ampio uso delle capacità d’ascoltare.
5. Cinismo:
ormai non c’è più la sensazione di portare qualcosa a compimento, il lavoro non ha più alcun senso e le emozioni negative influiscono sulle altre parti della vita. La persona ha pochissima energia per il lavoro, è attratta ai problemi all’esterno, resiste alla possibilità di cambiare. Quindi ha bisogno di comprendere il legame fra il sentire di completare le cose e lo scopo e di esplorare la calma del pendolo a livello professionale.
6. Assenza di vitalità:
l’ultima fase è caratterizzata da un’amarezza profonda e dal fare male agli altri. Non si hanno aspettative realistiche, spesso insorgono malattie e si hanno improvvisi slanci d’energia che sono però dannosi. Tutto questo richiede un uso costante del pendolo, la ricerca di soddisfazione fuori dal lavoro e l’identificazione di nuovi obiettivi a breve termine.