Gli enormi progressi compiuti dalla medicina sono purtroppo spesso stati accompagnati dalla sua progressiva disumanizzazione, pertanto le conoscenze specialistiche hanno assunto un valore assoluto di riferimento, all’interno del quale le capacità di relazione sono considerate irrilevanti visto che è difficile dimostrarne la rilevanza scientificamente. Di solito chi si trova ad affrontare una diagnosi infausta sperimenta la mancanza di supporto e di conforto e vive da solo la propria esperienza difficile. Questo gruppo accoglie questo bisogno.
Sono convinta che la malattia non sia un evento esterno alla vita ma una sua componente e che stabilire una relazione con essa è un primo passo verso la sua trasformazione. Per poter cominciare davvero il viaggio verso la guarigione, è necessario attivare tutte le risorse interiori disponibili, oltre alle terapie mediche indicate dagli specialisti, per offrire attenzione e cura a tutti gli aspetti della persona.
La medicina globale cerca di sviluppare nell’individuo tutte le risorse e l’energia possibile per non perdere la speranza e sostenere la salute. In altre parole si incoraggia l’uso del potenziale di autoguarigione che molti non riconoscono nemmeno di possedere.
In questa prospettiva non esiste un organo malato, nè una malattia, ma la persona malata. E questa persona è parte di un ambiente sociale e materiale che va considerato nel quadro complessivo della situazione.