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Lavorando con il corpo, ci occupiamo moltissimo di vergogna. Per Reich l’emergere della sensazione di vergogna era l’indicatore primario dell’esistenza di un blocco. Inoltre, uno degli ostacoli al lavoro corporeo è spesso un sentimento di vergogna che ostacola l’esplorazione del vissuto corporeo ed emotivo.
Phil Helfaer nel suo lavoro “Sex and Self-Respect, The Quest for Personal Fulfillment (1998) affronta la questione della vergogna in una prospettiva bioenergetica- Per Helfaer il rispetto di sé è un concetto corporeo che permette di comprendere il sentimento della vergogna.
Il rispetto di sé, per Helfaer, non è un concetto psicologico. Il rispetto di sè significa essere in contatto con i propri sentimenti e con i propri stati corporei, permettendosi di lasciarsi guidare da essi. E’ espressione della vitalità e dello scorrere della propria energia vitale. Riflette la capacità di essere pienamente in contatto con se stessi e con il mondo esterno. La nostra capacità di rispettarci può però essere sopraffatta da richieste irrealistiche e da immagini grandiose. Può essere minato da sentimenti di bassa autostima, come da altre sfumature della vergogna: l’odio di sé, umiliazione, senso di fallimento, di inadeguatezza e di mancanza di indipendenza.
Molte persone non capiscono i confini.
Sappiamo che le persone non possono entrare nelle nostre case, auto o conti bancari.
Perché non ci è stato insegnato questo rispetto alla nostra salute emotiva, mentale e spirituale? Per avere una vita equilibrata e serena, questi confini personali sono altrettanto importanti se non di più!
I confini riguardano il modo di far entrare il bene (dire SÌ a) e tenere fuori il male (dire NO a).
Oggi, voglio condividere con te 8 modi in cui puoi diventare un migliore “impositore di limiti”, in modo da poter evolvere nell’essere il guardiano della tua salute.
Sì, il lavoro sui confini influisce su tutto!
Numero 1: Identifica i tuoi valori
Voglio che tu capisca che non saprai a cosa dire “sì” e “no” se non decidi cosa è vero per te.
Un ottimo modo per stabilire i tuoi “no” e i tuoi “sì” è stabilire chiaramente i tuoi valori. I valori sono le “regole”, se volete, con cui vivete la vostra vita.
Dopo essere stati abusati narcisisticamente, o aver sofferto relazioni dolorose, un modo facile per stabilire i vostri valori è ricordare le cose che avete ricevuto nella vostra vita e che vi hanno ferito. (altro…)
Non uscire di casa per vedere i fiori.
Amico mio, rinuncia a quell’escursione.
Nel tuo corpo sono i fiori.
Un fiore ha mille petali.
Questo basta come luogo dove sedere.
Sedendo lì avrai una visione di bellezza
all’interno del corpo e fuori di esso, un giardino nel giardino. (Kabir)
Nella nostra cultura tendiamo a vivere separati dal corpo, costantemente e quasi esclusivamente “solo nella testa”, persi e catturati dal vortice di pensieri, emozioni, giudizi, preoccupazioni, ricordi, fantasie, pianificazioni. Non siamo quasi mai veramente in contatto, in amicizia, a nostro agio nel corpo. In genere le persone si accorgano del proprio corpo solo quando hanno un’esigenza fisiologica o qualche dolore.
Alcune delle contraddizioni e condizionamenti culturali a cui siamo soggetti:
La Chiesa dice: il corpo è una colpa.
La scienza dice: il corpo è una macchina.
La pubblicità dice: il corpo è una merce.
Ma se contattiamo il corpo ci dice: io sono una festa.
E ci offre anche una possibile soluzione ai condizionamenti: vivere il corpo nel corpo, nell’immediatezza sensoriale che ci fa riscoprire che “il corpo è una festa”. C’è una ricchezza sensoriale in noi che possiamo usare nella vita e nella nostra pratica.
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La Bioenergetica è stata creata da Alexander Lowen per includere l’ascolto del corpo nel processo terapeutico. Sappiamo che, a partire dai primi anni di vita, i conflitti emotivi inconsci si strutturano nel corpo e, con il tempo, creano quelle tensioni muscolari croniche che chiamiamo armatura. Diventa parte integrante di noi e ci fa agire nel modo che abbiamo imparato a fare per non soffrire troppo e condiziona anche i sentimenti con cui affrontiamo le situazioni. Spesso, queste tensioni sono associate a sentimenti di tristezza, paura e rabbia.
A volte le esperienze dell’infanzia portano a non sentirsi degni d’amore e quindi, temendo risposte ostili dagli altri, a rinunciare ad esprimersi. Così molti di noi hanno imparato molto presto a limitare la vitalità ed a creare barriere contro le emozioni, e questo implica che non sempre riusciamo a dare spazio ai nostri bisogni più profondi. Proprio per questo lavoro per risvegliare il nostro corpo e le nostre emozioni.
Quando il corpo si espande, grazie alla respirazione profonda e all’aumento di flessibilità, ci restituisce un maggior senso di sé, risveglia i ricordi nascosti nella muscolatura contratta e cambia il modo di percepire, permettendoci di uscire dal circolo vizioso di chiusura e rinuncia. Infatti, dando spazio alle diverse parti di noi, affrontando il disagio, la paura e il senso di colpa, permettiamo uno scambio che porta a maggiore armonia, serenità e gioia di vivere.
Nel mio lavoro la respirazione assume un ruolo veramente centrale: osservare il modo in cui una persona respira permette di vedere come si pone rispetto al diritto di prendere ciò che le serve nella vita. Respirare è un atto aggressivo e spesso, un’insufficiente ampiezza del respiro si riflette in una riduzione del flusso delle sensazioni nel corpo che può portare a scoraggiamento e tristezza.
Forse abbiamo sbagliato tutto! Quando andiamo oltre la paura ed entriamo nella curiosità scopriamo che la malattia è la saggezza del corpo che agisce nel proprio modo straordinariamente personale.
Ci sono le etichette: depressione, cancro al seno, Hashimoto … Non sono solo parole, hanno potere perché sostenute culturalmente da convinzioni legate ai segni e ai sintomi osservati. C’è un elenco che viene continuamente diffuso e che continuiamo a imparare di cosa attiva la paura. Perché è un problema preoccuparci? Preoccuparci ci fa davvero ammalare?
Conosciamo l’effetto placebo, cioè guarire con una pastiglia di zucchero o grazie a una relazione. Esiste però anche l’effetto “nocebo”: l’essere danneggiati dalle proprie aspettative in base al potere delle convinzioni. Per esempio, se siamo convinti che un farmaco non ci farà bene perché abbiamo visto che faceva male a persone che conosciamo potremmo avere più effetti collaterali.
Quindi, le nostre convinzioni condizionate culturalmente sul danno e la nostra vulnerabilità possono condizionare la nostra fisiologia. Potrebbe essere allora che l’esperienza della paura abbia seminato i sintomi che eventualmente verranno diagnosticati come malattia?
In realtà sappiamo dagli anni ‘90 della psico-neuro-immunologia, cioè dei collegamenti fra sistema immune psiche e cervello.
Se pensiamo che sintomi e malattie hanno un significato e che il corpo ha una saggezza innata, dobbiamo smettere di combattere e di vederci come vittime che dipendono da un sistema nel quale le risposte sono fuori di noi.
Per essere un guerriero spirituale,
uno dovrebbe avere un cuore rotto;
senza un cuore rotto
e il riconoscimento di un senso di tenerezza e vulnerabilità
dentro di sè e in tutti gli altri,
il suo valore guerriero non è credibile.
Chögyam Trungpa Rinpoche
The Sacred Path of the Warrior. Ed. Shambhala
Ciascuno di noi ha dentro di sé un guerriero, un guerriero spirituale che lotta per trovare il giusto equilibrio tra il lasciare andare e l’aggrapparsi, combattere e arrendersi, desiderare e ottenere, vincere e perdere…
La via del guerriero è il cammino di ciascuno di noi verso la saggezza data dalla capacità di stare nella nostra natura umana, con tutto quello che questo significa nel quotidiano, riconoscendone però la scintilla divina. La bioenergetica aiuta a contattare la realtà: il grounding, con il bend over e l’arco, ci prepara ad affrontare le piccole e grandi sfide che la vita ci presenta.
“La mente è alla continua ricerca di zone di sicurezza, ma queste si dissolvono una dopo l’altra e allora ci affanniamo a costruirne di nuove. Vogliamo sempre sapere che cosa ci aspetta…La via del guerriero è opposta ala mente, …è quando siamo totalmente aperti a qualsiasi cosa possa accadere senza tirarci indietro, senza fissarci su noi stessi…
Come può l’esercizio fisico cambiare il nostro atteggiamento verso la vita?
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Amarsi è fondamentale per avere successo nella vita: nelle relazioni, nel lavoro, negli affari
1. NON CRITICARTI!
Non farlo MAI, per nessun motivo. La critica NON è mai costruttiva, non migliorerai di certo ripe-tendoti di essere ‘stupido’, ‘sciocco’, ‘incapace’. Ricorda che l’inconscio non è in grado di discernere l’ironia dalla verità, e soprattutto non è capaci di mettere fine a quanto tu gli hai già comunicato più volte. Immagina la tua mente come un computer nel quale immetti informazioni, quando lo apri cosa vi trovi? Esattamente quello che vi hai messo. Comincia a pensare a te in termini di APPROVAZIONE. Ricorda che ogni giorno fa la differenza: puoi cambiare in qualunque momento, la responsabilità è tua e per farlo occorre che tu smetta immediatamente di criticarti. Sostituisci perciò la critica con l’approvazione. Trova tutte le occasioni possibili ad ogni azione che fai per ripeterti: «Bravo! Ce l’hai fatta!» – «Fantastico, sei proprio in gamba!» – «Ehi, ma sei proprio creativo!»
2. ELIMINA LA PAURA DALLA TUA VITA.
Il pensiero crea la tua realtà: se emetti continuamente pensieri di paura, la paura sarà il risultato della tua vita. Ricorda che ogni cosa che accade ha lo scopo di portarti un insegnamento, ogni avvenimento è perfetto per la tua crescita. Scegli di eliminare la paura e sostituiscila con pensieri positivi e realizzativi. Immaginati sempre il MEGLIO e immaginalo come se già fosse accaduto. Pensa spesso a cose che ti piacerebbe realizzare (abbandonati alla fantasia più sfrenata) e pensale dettagliatamente, come già realizzate. Il pensiero è creativo e può realizzare concretamente.
La meditazione camminata è una forma diversa di meditazione, nella quale ti focalizzi sul gesto di camminare.
Rispetto ad una camminata normale i movimenti sono molto più rallentati e si ascolta tutto quello che succede mentre si cammina. Praticandola si diventa consapevole del movimento, dell’appoggio, dello spostamento del peso e di tutte quelle sensazioni che solitamente non vengono percepite ma che invece sono sempre presenti.
A differenza della meditazione da seduti, mentre si cammina gli occhi sono aperti, il corpo è eretto e si muove, e in generale c’è una maggiore interazione con il mondo esterno. Proprio per questo può risultare più facile rimanere nel qui ed ora.
Ecco alcuni effetti benefici della meditazione camminata:
1. Una volta sviluppata l’abilità di focalizzare l’attenzione sulla camminata, puoi farla anche nella vita quotidiana. Per esempio in mezzo ad un bosco, quando ti rechi al lavoro o in qualunque momento ti ritrovi a camminare. Le occasioni non mancano!
2. Quando ti senti eccessivamente stanco o stressato può essere un modo stupendo per calmare la mente e ritrovare la serenità.
3. E’ molto benefica dopo mangiato perché aiuta la digestione, appena ci si alza dal letto perché permette al corpo di riattivarsi dolcemente, e può essere un toccasana anche dopo lunghi periodi in cui sei stato seduto in ufficio o magari davanti al computer.
4. Migliora molto la entratura. Mentre pratichi insorgerà la noia, il dubbio, pensieri che non c’entrano niente con il momento presente, ma è del tutto normale. Riporta continuamente l’attenzione sul corpo e sulle sensazioni che la camminata porta e in questo modo rimani centrato.
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