Ricostruire l’autoprotezione
Purtroppo, le donne maltrattate da bambine non hanno avuto la possibilità d’imparare a proteggersi: siccome nessuno (e, in particolare modo, i genitori) aveva saputo impedire che venisse fatto loro del male, non hanno imparato a tenersi al riparo dei pericoli e non sanno sentire una ‘presenza protettiva ‘. Per questo tendono a non percepire il pericolo, come l’avvicinarsi d’un ciclo di violenza, cosa che potrebbe aiutarle a sottrarsi. Non avendo potuto imparare a dire di no, spesso non riescono tenersi fuori da situazioni pericolose o sgradevoli, anzi sono sempre talmente alla ricerca di qualcuno o qualcosa che possa dar loro l’amore che non hanno sviluppato dentro di sé da essere aperte all’invasione (che d’altronde è stata l’esperienza dell’infanzia). Inoltre, non si sanno consolare quando subentra l’umiliazione del sentirsi violate e, spesso, sono schiacciate da un senso d’impotenza e d’isolamento.
Non avendo potuto formare un ego sufficientemente forte, queste donne sono facilmente attratte da uomini egocentrici, forti e provvisti di quel senso di identità che a loro manca. Il non aver potuto esprimere la rabbia per le violenze subite potrà portarle a cercare uomini violenti ben capaci di esprimere la loro aggressività. In pratica potranno trovarsi a cercare negli uomini qualità che nulla hanno a che fare con gli uomini in questione, ma che fanno parte invece della loro parte più importante, quella a cui hanno rinunciato.
Quando una bambina subisce una grave violenza, scinde la parte cattiva dell’adulto abusante e la ingloba come una parte di sé, il ‘violatore interiorizzato ’; al tempo stesso è altrettanto insopportabile per lei che uno o più altri adulti non siano in grado di difenderla e pertanto assume in sé anche la parte dello ‘spettatore non protettivo ’. A questo punto, la bambina presenta seri problemi di io frammentato che, evidentemente, renderanno estremamente difficile la sua vita.
Per guarire è necessario infrangere l’immagine negativa di sé, per ricostruirsi è necessario mobilitare ogni parte di sé: la mente, il corpo, le emozioni e lo spirito. E la donna ha bisogno di utilizzare per sé stessa capacità quali l’ascolto, la comprensione e l’intuito che finora ha teso ad usare solo per gli altri. Ha bisogno di imparare ad accettarsi e ad affidarsi alla sua saggezza che, spesso, deve ancora scoprire di avere.
Il lavoro interiore da compiere è davvero difficile perché implica lo smantellamento di parti di sé; d’altronde offre anche opportunità notevoli quali la scoperta di capacità insospettate o la guarigione di malattie e può quindi diventare entusiasmante: permette di potersi riprendere l’identità, di conquistare una maggiore autostima e di migliorare il proprio livello di salute mentale, emotiva e fisica.