Maltrattamento da narcisismo patologico
In Italia lo studio del narcisismo patologico e sulle dipendenze affettive è recente, soprattutto per ragioni culturali. Infatti, le donne sono state a lungo educate alla subordinazione e alla dipendenza, cosa che ha reso quasi invisibili le dinamiche di sopraffazione legate al narcisismo perverso.
La responsabilità sociale dei professionisti della salute è cruciale: riconoscere sin dai primi segnali una relazione patologica, in particolare con un narcisista manipolatore, può aiutare le vittime a mettersi in salvo prima che la loro salute mentale e, talvolta, la loro stessa sopravvivenza siano compromesse. Troppo spesso, ci si ferma alla diagnosi: depressione, attacchi di panico, disturbo di personalità (della vittima!), col rischio di scambiare le conseguenze per le cause ed etichettare come psicopatologico qualcuno che, invece, subisce quotidiani abusi emotivi. Se i media dedicassero lo stesso spazio che destinano a speculare sui delitti a sfondo affettivo a divulgare consapevolezza e nozioni di base sull’affettività sana, saremmo già a un punto di svolta nella prevenzione psico-sociale.
Neuroscienze e neurobiologia, grazie all’interdisciplinarità, stanno indagando sulle modifiche del cervello causate da esperienze traumatiche di trascuratezza e/o di abuso psicologico, in età infantile e non solo. La comunicazione e la relazione influenzano lo sviluppo psicologico, l’architettura e l’organizzazione dinamica del sistema nervoso. L’ambiente e il “curriculum emotivo” marcano la differenza tra il narcisismo sano e quello perverso. Spesso i narcisisti sono stati manipolati o abusati in famiglia e hanno trovato nel narcisismo un modo per reagire al dolore.
Di frequente chi sviluppa tratti disfunzionali di narcisismo ha vissuto nell’infanzia la fragilità di una madre che non è riuscita a compensare le mancanze dell’altro genitore, magari distante e rigido. Non ha saputo difendere se stessa, né il bambino dalla freddezza e dagli atteggiamenti normativi e soverchianti del partner. Il fallimento della relazione genitore-figlio è un fattore patogeno molto forte. Ma soffermarsi in terapia solo sulle distorsioni dei legami pregressi con le figure genitoriali a scapito delle difficoltà e degli schemi attuali, rischia di convalidare il vittimismo, anziché affrontare le dinamiche perverse con i/le partner dell’età adulta.
Nessuno può cambiare il passato, ma tutti possiamo cambiare il presente, il “qui ed ora” è la sola e reale possibilità di cambiamento. Quindi in terapia, è importantissimo accompagnare i/le narcisisti/e disfunzionali verso un’identità adulta salda, empatica e consapevole. Per evitare che continuino a ripetere, illudendosi di sentirsi nel “giusto”, schemi mentali di sfiducia e di abuso.
Il trauma da narcisismo è una delle più grandi sofferenze relazionali in cui si possa incorrere. Infatti le sofferenze derivanti da relazioni patologiche in età adulta – anche su persone che, prima del narcisista perverso, non sapevano cosa fossero la depressione, l’ansia, l’angoscia o l’ossessione – evidenzia che i traumi psichici non sono necessariamente eredità infantili, ma possono colpire anche soggetti adulti sani. La prima cosa che le vittime fanno è colpevolizzarsi, chiedere chiarimenti, accettare compromessi, umiliarsi, cercare di cambiare e distruggere la propria autostima. Cercano di “adattarsi” al mondo del narcisista, sino a interiorizzarlo insieme ai suoi disvalori. Possono perdere dignità, isolarsi e annullarsi. E il manipolatore le aiuta, demolendo le loro famiglie, il loro passato e il loro presente, gli amici, il loro senso morale. Tutto. Così, si convincono di essere perdute e si consegnano all’amante perverso, come fosse un “salvatore”, quel principe azzurro che le solleverà dalla loro pochezza ed inutilità, che lui stesso ha determinato.
In generale, quando la vittima non riesce a sottrarsi da una relazione maltrattante è importante comprendere se e in che misura la dipendenza affettiva è legata a nodi, lutti e traumi pregressi che, comunque, vanno affrontati in terapia.
Sarebbe un grave errore aiutare una persona depressa a superare la depressione senza aiutarla allo stesso tempo a comprendere quanto la relazione con un narcisista patologico amplifichi, alimenti e mantenga il problema. Anche se chiede aiuto per sintomi secondari quali depressione, attacchi di panico, disturbi alimentari o altro, di rado è consapevole della correlazione tra questi disturbi e la sua relazione.
Tratto da un’intervista al dottor Secci,
http://enricomariasecci.blog.tiscali.it/?doing_wp_cron